Il Grande pino Cézanne amava la natura, e diceva di averne una “sensazione fortissima”. E gli alberi.Un giorno confidò all'amico Joachim Gasquet parlando di un ulivo: “È un essere vivente, lo amo come un vecchio compagno”. Il pino invece è associato ai suoi ricordi d’infanzia. Nel 1858, scrive a Zola, partito per stabilirsi a Parigi con sua madre: “Ti ricordi del pino che, piantato sulla riva dell’Arc, allungava la sua folta chioma sull’abisso che si apriva ai suoi piedi? Quel pino che col suo fogliame proteggeva i nostri corpi dal calore del sole, ah! possano gli dei preservarlo dall’attacco dell’ascia del taglialegna!”. In questa tela eseguita intorno al 1890, il pino è il vero soggetto del quadro, e non, come nel Pino all’Estaque o in altre tele anteriori, un semplice elemento della scena. L’albero coi rami agitati dal vento è animato da un’incredibile energia. Cézanne ha cambiato idea durante la realizzazione dell'opera. All’inizio, voleva dipingere un paesaggio di alberi: il pino centrale in primo piano e la foresta dietro. Poi decise che il soggetto del quadro sarebbe stato il pino. Aggiunse una striscia di tela nella parte superiore del quadro per dare spazio al pino creando il cielo che lo incornicia. L’albero poteva così dispiegare liberamente i suoi rami.